Il Dirigente-Manager Pubblico nello spazio tridimensionale dell’Etica, dell’Efficacia e dell’Efficienza
Roma, 9 maggio 2013
La CONFEDIR ha preso parte all’incontro “Il Dirigente-Manager Pubblico nello spazio tridimensionale dell’Etica, dell’Efficacia e dell’Efficienza” organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (SSPA), presso l’Aula Magna in via Dei Robilant, 1
La difficoltà di delineare le caratteristiche della figura e della funzione del dirigente pubblico e la necessità di tracciare gli aspetti comuni e le differenze rispetto alla figura del dirigente privato, ha rappresentato il tema centrale della dell’incontro organizzato dalla SSPA.
Il concetto di Etica, che include i principi di legalità, trasparenza ed integrità, diventa elemento fondante del mandato del dirigente pubblico, volto alla realizzazione del bene comune attraverso un’azione amministrativa economica, efficace ed efficiente. La consapevolezza, da parte del dirigente, del suo essere persona, della socialità della propria funzione, insieme alla ricerca del benessere proprio e dei funzionari, diventa strumentale per il miglioramento delle condizioni di lavoro, anche in termini di armonia e collaborazione, e porta, in ultimo, ad un’azione amministrativa attenta al benessere della collettività e al riconoscimento della dignità del cittadino. Il tema del well being e lavoro, è stato oggetto di analisi e riflessione da parte della prof.ssa Gabriella Nicosia nel volume “Dirigenze responsabili e responsabilità dirigenziali pubbliche”, edito da Giappichelli, lo scorso anno, presentato nel corso dell’incontro.
La tematica dell’autonomia e dei poteri organizzativi del dirigente pubblico viene affrontata dalla prof.ssa Carla Spinelli, nel suo volume “Il datore di lavoro pubblico. Autonomia organizzativa e poteri del dirigente” edito da Casucci, nel 2012. La definizione di dirigente pubblico, in assenza di una normativa che chiarisca la relazione tra indirizzo politico ed attività amministrativa, che stabilisca criteri di contemperamento di interessi, porta a vedere il dirigente come mero burocrate che traduce in atti la volontà del legislatore. Questo sistema rigido non porta al riconoscimento al dirigente della dignità manageriale, che si collega all’autonomia decisionale all’interno dell’impresa. Si dovrebbe, pertanto, prevedere una relazione politico-amministrativa che collochi il dirigente nella posizione di portatore di istanze, attraverso una rappresentazione anticipata degli effetti derivanti dall’attuazione di un atto legislativo.
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